Occhio alle orecchie. Come ascoltare musica classica e vivere felici

Sono pagine di splendida riflessione su cosa sia, oggi, per noi, quel patrimonio incredibile che, per convenzione, viene chiamato musica classica. Riflessioni di un quarantenne che conosce di prima mano come si svolga oggi quell’atto comunicativo tra interprete e pubblico in una sala, alla radio, e in tutte le altre modalità (…) Ma il volumetto è talmente ricco di spunti di riflessione su questa decisiva parte del nostro patrimonio che avremmo bisogno di molto spazio…
– Angelo Curtolo sul Sole 24 Ore – La Domenica, October 4, 2015

 

Nel “De recta Ratione audiendi” il filosofo Plutarco approfondisce l’importanza dell’ascolto nell’educazione del giovane che vuole sviluppare delle doti oratorie. “Molti pensano che sia necessario esercitarsi nell’arte di dire prima di essersi impratichiti in quella di ascoltare, e pensano che per pronunciare un discorso ci sia bisogno di studio e di esercizio, ma che dall’ascolto, invece, possa trarre profitto anche chi vi si accosta in modo improvvisato”. Goethe diceva che ascoltare è un’arte. Antoine de Saint-Exupéry la definiva un vero e proprio atto di amore. E nel XXI secolo? Che cosa rappresenta l’ascolto? A queste e molte altre domande prova a dare una risposta il compositore Nicola Campogrande attraverso le cui orecchie son passati “fiumi di suoni”. Il volume è pensato in primis per i consumatori meno accaniti di musica ma anche per gli ascoltatori più smaliziati che però devono sempre più districarsi in un mondo musicale vario e complesso. Anzitutto, l’autore riflette sull’utilità sociale della musica e, prendendo in prestito le parole dell’architetto Renzo Piano, afferma che qualsiasi fenomeno è utile solo se è buono. La bontà è la conditio sine qua non per l’utilità. La musica classica però ha una sua peculiarità: può non servire a nulla, anche se il vero compito è di accrescere la propria sensibilità. Partendo da questo presupposto si sviluppa tutto lo scritto. Un’attenzione particolare è rivolta alla voce e alla pratica corale. Nel nostro paese assistiamo al proliferare di gruppi corali dai repertori caleidoscopici e che, pur se dilettanti (nell’accezione romantica del termine) raggiungono livelli di eccellenza non indifferenti e allo stesso tempo si deve prendere atto di una fascia di età compresa tra i quindici e i vent’anni che non mostra alcun interesse a cantare in gruppo, nemmeno per una strimpellata tra amici. Il percorso molto gustoso attraverso cui il lettore è guidato si apre alla scoperta della conseguenza più evidente di un vero ascolto: il silenzio e la ricerca di una lentezza perduta. E’ lo stesso autore a fare quest’affermazione, dichiarando come la lunga frequentazione della musica “classica” generi una necessità di silenzio enorme. Un silenzio interiore, prima di tutto, che nasce dalla “ferita” che suscita l’esperienza del bello. Basta sintonizzarsi su qualsiasi radio “commerciale” per capirlo. A conclusione del libro vi è una vera play list di brani proposti. Se nelle pagine precedenti si apprezza il filosofo della musica, qui si gode dell’educatore. Una serie di introduzioni a brani musicali, degli ascolti cari al compositore che spaziano da Bach a Berio passando per Brahms. Una traccia che conviene seguire.
– Mario Leone, il foglio, December 16, 2015

 

È un libro che mette la minigonna alla musica classica, ci fa capire che la musica è un bene comune, apaprtiene a tutti e non è appannaggio del custodi dell’ortodossia che cerano muri e allontanano il pubblico. Per amare la musica non bisogna conoscerla, né saperla leggere.
– Valerio Cappelli, il Corriere della Sera, September 6, 2015

 

Sono però “Occhio alle orecchie. Come ascoltare musica classica e vivere felici” e “100 brani di musica classica da ascoltare una volta nella vita”, i due libri più recenti di Campogrande, ad avvicinare realmente, nello stile, nella forma, nell’approccio, il grosso pubblico alla classica
– Guido Michelone, il manifesto, June 13, 2020