A short song cycle, for soprano and orchestra, about coding.
The text is inspired to different programming languages that display on a computer the sentence “Hello, World”
Photo © Erica Giudici and Angelica Concari
Composer’s note (in Italian)
«Hello, World»: il codice sfida il compositore
Una sera, prima della pandemia, il prof. Enrico Pasini, coordinatore del CodeFest, il primo festival al mondo dedicato al codice sorgente, mi ha domandato se fosse possibile immaginare musica che partiva dai linguaggi di programmazione. «Perché, come sai, ci sono programmi che generano musica – mi ha detto. Ma la cosa che mi interessa è capire se si possa mettere in musica del codice».
Ci ho pensato un po’ su e gli ho risposto che sì, lo si poteva immaginare. Avrei potuto comporre un brano come quello che mi chiedeva. Ma quale codice aveva in mente?
È stato così che ho scoperto Hello, World. Perché, mi ha spiegato, quando si inventa un linguaggio di programmazione, cioè una sintassi, una grammatica, una serie di istruzioni che servono a far funzionare un computer, alla fine si fa un test per vedere se effettivamente «gira», per mostrarne le basi. E il test universale, secondo una tradizione ormai consolidata, consiste nel far comparire sul monitor la dicitura “Hello, World” (con lievi varianti legate alla presenza della virgola o di un punto esclamativo finale – gli informatici non sono dei filologi).
L’idea mi è piaciuta molto. «Accetto», gli ho detto. E siamo partiti.
Considerando che il progetto era quello di scrivere una breve raccolta di Lieder, bisognava operare una scelta, perché i linguaggi di programmazione sono molti. Ne ho dunque scelti quattro, B, Unix Shell, Delphi e Malbolge, piuttosto diversi uno dall’altro.
Alcune delle istruzioni che contengono sono comprensibili perché composte di parole inglesi, benché con una punteggiatura e una sintassi per me vagamente futuriste; altre mi sono completamente oscure. Ma proprio per questo mi divertivano, mi stimolavano: intendevo prenderle molto sul serio, considerarle testi espressivi, come se contenessero le consuete parole importanti che si mettono in musica – amore, dolore, addio, gioia, patria, tormento… E così ho fatto, trasformando in parole tutti i segni (come aperta parentesi tonda, ci minuscola o punto e virgola), da pronunciare in italiano, e lasciando le parole inglesi com’erano, prescrivendo per l’interprete la pronuncia, naturalmente, nella lingua appropriata.
Ripensandoci ora, la composizione è stata un processo certosino ed eccitante insieme: ogni carattere, ogni frammento andava ovviamente trattato con una cura maggiore di quella abituale (le virgole, ad esempio, di solito non vengono intonate nei Lieder); ma i segni, a modo loro, mi hanno parlato e si sono lasciati trasformare facilmente in melodia, suggerendo nel contempo l’armonia, il ritmo, l’orchestrazione. E così, alla fine, mi sembra che l’intero gioco, strampalato e serissimo, sia stata una fantastica avventura, della quale sono molto grato al geniale committente.
Nicola Campogrande
- In B
- In Unix Shell
- In Delphi
- In Malbolge
CodeFest, organized by Codexpo and Università di Torino, is the first Italian festival devoted to the coding. It is scheduled in Turin and online (September 27 – October 5, 2021).
Press
Instrumentation
solo: sopr.
2.2.2.2 – 2.2.0.0 – perc (1) – str
Details
Duration 10′
Commission
CodeFest, Codexpo, Università di Torino
World Premiere
June 9-10, 2021
Milano (Italy)
Vittoriana De Amicis (sopr),
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi,
Alpesh Chauhan (cond)
Published by
Breitkopf & Härtel
MM 2311115