Mosorrofa, o dell’ottimismo

Melologo con canzoni
su testi di Dario Voltolini

Tiziana Ghiglioni (voice), Laura Panti e Ivo De Palma (actors), Teresa Nesci, Roberta Invernizzi, Silvia Piccolo (soprano), Piero Cresto-Dina (double bass), Daniele Tione (pno), Enrico Matta (drums), “Orazio” VoxPc©, Quartetto di chitarre di Asti (Marco Silletti, Gianni Nuti, Maria Grazia Reggio, Gianpaolo Bovio), Toujours Ensemble (Francesca Gosio, Michele Mo, Gianni Nuti, Luigi Picatto, Piergiorgio Rosso, Silvia Sandrone).

cd DDT, 1993

iTunes Store

  1. Mosorrofa
  2. Costa 1
  3. Casolari
  4. Coteroti’
  5. Costa 2
  6. Lupo solidale
  7. Costa 3
  8. Speranze
  9. Modicomò
  10. Costa 4
  11. Enigma
  12. Telefono
  13. Costa 5
  14. Acrobatico
  15. Costa 6
  16. Una rana
  17. Costa 7
  18. Credenze
  19. Sfilati
  20. Costa 8
  21. Colline
  22. Costa 9
  23. Africa blu
  24. Occupato
  25. Costa 10
  26. Adhaesit pavimento
  27. Capra
  28. Casolari 2
  29. Costa 11
  30. L’aria
  31. Costa 12
  32. Ambatula
  33. Tuttiflutti
  34. Costa 13
  35. Altrimenti
  36. Ritelefono
  37. Costa 14
  38. 29Z04800
  39. Il finale
  40. Mosorrofa

Press

Mosorrofa e’ una cosa senza nome. Non è un’opera, non è un oratorio, non è un LP di canzoni, non è un ciclo di Lieder; non è. D’altronde il famoso “nuovo che avanza” me lo sono sempre immaginato così: lo riconosci quando dovendolo raccontare ti accorgi che non hai uno straccio di parola esatta per nominarlo. […] Mi immagino l’imbarazzo nei negozi di dischi. Dove mettere Mosorrofa? Dovunque
– Alessandro Baricco, cd booklet

Ma non e’ la strada giusta lodare qua e la’: l’interesse di Mosorrofa e’ il progetto mistilingue di canzone, jazz, ballata, voce che recita, voce sintetica, capricci di cadenze, filigrane, irritazioni puntilliste: musica minima, ma che sa bene come tenere compagnia e trovare con l’esuberanza della poesia un’organicita’ di rappresentazione
– Giorgio Pestelli, La Stampa

Piu’ che l’idea di “musica contemporanea” – concetto discutibile, che di solito viene sparato sul pubblico con gli effetti di un lacrimogeno – il lavoro suggerisce quella di una “contemporaneita’ musicale” effettiva, da percorrere, da abitare come si vuole, senza sentircisi estranei. […] Mosorrofa si presenta con la naturale levita’ delle cose che accadono come per caso, senza strategie e senza teoremi, solo perche’ era tempo che accadessero. Il suo orizzonte poetico sembra innanzitutto quello di una liberta’ che vuol essere riempita di senso. Ci si deve muovere come in un disegno di Escher, rendersi disponibili a una logica da Magritte accelerabile fino ai ritmi di Blob. […] Come tutto questo riesca – e ci riesce – a parlarci di noi, di ognuno di noi, e’ una di quelle cose che non si possono spiegare cosi’ in due righe. Bisogna scoprirle. Un fatto e’ certo: perche’ operazioni simili riescano con altrettanto equilibrio s’ha da essere bravi, molto bravi; e nel disco di Campogrande di bravura ce n’e’ da vendere.
– Antonio Cirignano, Suono

Raccontano di una citta’ che esiste; sta li’, in Calabria, ma in realta’ raccontano un po’ di loro, un po’ di noi, microstorie della nostra vita, flash di vita quotidiana, attimi d’amore, di solitudine. […] Mosorrofa scardina qualsiasi aspettativa dell’ascoltatore: basta il ghiribizzo di un flauto per trasportarvi in volo su una citta’, una citta’ che in realta’ e’ un simbolo, una metafora di tante altre citta’, di tante altre civilta’. Si potrebbe intitolare Mosorrofa o della versatilita’ perche’ invano cerchereste uno stile unico tra giochi di parole e echi poetici, tra un attacco in puro stile jazz e un tango birichino. Oppure Mosorrofa o del vitalismo perche’ tra scritte sul muro (“benvenuti all’inferno”) e alienazioni metropolitane (“tra le auto ferme strette al rosso dell’incrocio dentro cui ristagna un uomo mentre dialoga al telefono cellulare”) c’e’ spazio per cantare le speranze, per sorridere davanti al ritmo indiavolato di un delfino che guizza nel mare […], per aspettre che in Africa sbocci il fiore blu della libertà
Susanna Franchi, la Repubblica

Una canzone che ricorda una Mina forse inesistita, ma possibile, molto sofisticata, bossa nova, piano-bar e jazzy; melologhi che potrebbe recitare una Milva tornata alla antica militanza letteraria; pezzini alla Jessica Rabbit, trattamenti elettronico-androidi della voce, chitarre come quelle che usava Foa’ per leggere Lorca, i testi di Dario Voltolini, giovane scrittore torinese, che ha fatto cosi’ il suo sperimentale Cristo si e’ fermato a Eboli […], tanghetti, citazioni. C’e’ di tutto, in Mosorrofa, parto intelligente della neonata Ddt
– Daniele Martino, Il Giornale della Musica

Lontano ormai le classiche mille leghe dai rovelli del laboratorio, il venticinquenne Campogrande spazia, con la mano del veterano e la nonchalance dell’uomo di mondo, entro circuiti che piu’ multiformi non si saprebbero dare; quaranta numeri, contrassegnati tutti da dediche e titoletti, in cui s’agita il fiume carsico di una storia narrata […] e che esibiscono una contaminazione di formule e stili, a’ la manie’re de·, non poco curiosa. […] E’ una collana che si sfila imperterrita senza tuttavia nascondere le proprie ambizioni, poiche’ il gusto di ripercorrere il déjà vu si autentica sulla perizia di uno che cita Paolo Conte e Duke Ellington ma anche Banchieri e Corghi, e sempre dall’alto della torre: ma con simpatia, senza spocchie e con nettissimo il senso dei dislivelli
Aldo Nicastro, Piano Time

February 23, 1993